Come dire addio alle coliche del tuo bimbo

sabato 7 dicembre 2013

La depressione nel bambino



Solitamente gli adulti vedono il bambino come una persona attiva, solare e sempre sorridente.
A fatica si pensa che anche esseri così piccoli possono invece soffrire di depressione, disturbo che purtroppo è in forte crescita, soprattutto nei paesi ricchi e industrializzati.
Poiché i bambini non riescono a dare voce al proprio malessere, tendono a manifestare la sofferenza e il disagio con il comportamento.
Il bambino, che ha una grande sensibilità, di fronte alle liti tra mamma e papà si sente responsabile, crede, infatti, di essere lui la causa di tali dissidi. Alimenta, pertanto, nei suoi pensieri l’idea di essere un figlio poco bravo, che non merita il loro amore. Se un bimbo viene picchiato, ad esempio, perché ha dei genitori violenti, crede di meritare le sculacciate perché è cattivo, non penserà mai di avere dei genitori aggressivi.
Perché accade questo? Perché per i figli i genitori sono le persone più importanti affettivamente parlando, persone non capaci di fare del male o di essere violenti.
I bambini, difatti, preferiscono sminuire e svalutare se stessi, piuttosto che mettere in discussione il comportamento delle figure genitoriali, persone che ai loro occhi non sbagliano mai  e sono perfetti, in quanto figure di riferimento fondamentali per una crescita sana o malata.
Un bambino depresso manifesta alcuni dei seguenti comportamenti e stati d'animo per un tempo prolungato, circa un mese: è sempre triste e non ha voglia di giocare, piange spesso durante la giornata, senza un motivo preciso, non mostra interesse per nessuna attività, può essere iperattivo o al contrario troppo calmo, può avere problemi a scuola oppure essere troppo bravo, ha problemi di sonno e di alimentazione, si mostra sempre stanco e apatico, è interessato ai giochi violenti e troppo eccitanti, ha ricorrenti pensieri di suicidio, ha una scarsa autostima.
Se i genitori osservano e notano cambiamenti repentini nel comportamento e nell’umore del figlio, è sempre bene parlarne in primis con le insegnanti della scuola di riferimento per un confronto. Dopodiché insieme si può organizzare e progettare un intervento tempestivo e mirato, ricorrendo anche a specialisti del settore, per accogliere la sua sofferenza e cercare di risalire all'evento scatenante il suo dolore, con le conseguenti reazioni comportamentali.
E’chiaro che la risoluzione di un problema del figli non può prescindere dal ripensare il comportamento genitoriale.
Riporto un esempio: Ludovica a dieci anni perde, causa malattia, la sua carissima nonna. Dopo un anno la sua mamma si ammala di tumore, lei si dimostra forte, fa anche da mamma alla sua sorellina di due anni. Quando la madre migliora il suo stato di salute, Ludovica crolla psicologicamente. Inizia a piangere tutti i giorni e più volte al giorno, alla domanda “ perché piangi”, lei dice che le manca molto la sua nonna. E’ sempre triste e non gioca più come faceva prima. Non dà segnali di paura e sofferenza per la salute della mamma, ma in realtà Ludovica sta vivendo una periodo di depressione infantile, scatenata proprio dalla malattia della madre. Lei teme di perdere la mamma, visto che ha già perso la sua tanto amata nonna. Ma non è capace di comunicarlo verbalmente, i suoi comportamenti parlano e lanciano un allarme.
Dei genitori attenti e responsabili comprendono subito che non si può perdere tempo, perchè Ludovica ha bisogno di essere aiutata, per poter tornare a sorridere!
Con la speranza di credere che questo "brutto nemico" scompaia dalla vita sia dei grandi che dei piccini… ti saluto con grande affetto

Angela

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