Domenica pomeriggio, seduta su una panchina di un bar, in
una bellissima piazza di una ridente cittadina marina.
Mentre gusto un ottimo
gelato, il mio sguardo viene catturato da tre bambini che giocano divertiti con
una palla, chiamata da loro “palla dispettosa”, perché arriva sempre vicino al
nostro tavolino, rischiando di disturbarci.
Questi bambini, di cinque sei anni,
suscitano subito la mia simpatia, mentre corrono e giocano in lungo e in largo.
Se alzo gli occhi, però, mi accorgo che davanti la Cattedrale della città c’è
una giovane mamma, dall’accento spagnolo, che chiede la carità, con accanto un
bambino, coetaneo dei tre che giocano nella piazzetta e una sorellina di poco
più di un anno.
Immediatamente i miei pensieri vengono rapiti dall’immagine
davanti a me: stessa età,
ma con destini completamente diversi.
Mentre i primi
giocano spensierati, l’altro ha già smesso di essere un bambino, perché ha il
compito di aiutare la madre a portare a casa qualche spicciolo.
Occhi ridenti e divertiti nei primi, occhi tristi e
preoccupati nel secondo.
Dov’è finito il diritto di vivere la propria infanzia in
modo sereno e spensierato?
Perché si strumentalizza la vita di un minore, senza colpa e
senza responsabilità,
per scuotere la coscienza dei grandi?
Perché i grandi non sono capaci di assumersi le
responsabilità della loro vita e poi danneggiano in modo irreparabile quella
dei minori?
Come può una mamma far trascorrere tutta la giornata sotto
il sole a dei bambini che non hanno chiesto di venire al mondo, che hanno il
solo diritto di vivere la loro infanzia e non essere derubati della
fanciullezza, che hanno bisogno di riposare al fresco di una casa e non sotto
una gradinata in mezzo alla strada?
Ai miei interrogativi non ci sarà mai una risposta valida, per giustificare la nefandezza dei comportamenti dei grandi.
Quello che ho osservato ha suscitato solo tanta rabbia, per
tutte le ingiustizie che i bambini devono vivere e subire ogni giorno, ingiustizie
a cui non potranno mai ribellarsi, perché causate dalle persone più importanti
della loro vita: mamma e papà.
Finché il bambino in braccio alla mamma
suscita tenerezza e induce a dare qualche spicciolo, continueremo a trovare
bambini fuori le chiese, sul ciglio di una strada, che chiedono soldi per
sopravvivere.
Un abbraccio a tutti i bambini che non vivono da bambini
Angela Del Casale
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Angela sono pienamente d'accordo con te i bambini devono vivere la loro infanzia felici e senza pensieri........ne avranno già abbastanza quando saranno grandi!
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