Quando un bimbo piange in modo disperato e nessuna
strategia riesce a consolarlo, il rimedio del ciuccio potrebbe diventare un
conforto straordinario per il piccolo e un valido aiuto per i grandi.
Il neonato conosce l’arte del succhiare, perché già lo
faceva nel grembo materno. L’attività di suzione, oltre che consentire al bimbo
di nutrirsi, contribuisce a calmarlo e a tranquillizzarlo, procurando un
generale senso di benessere.
La suzione, così come accade per il massaggio, favorisce,
difatti, la produzione di endorfine, naturali soppressori del dolore.
L’utilizzo del ciuccio durante il riposo, soprattutto con bimbi molto piccoli,
può ridurre anche il rischio di soffocamento; difatti il bimbo, succhiando, non
va in apnea e ci sono molte meno probabilità che nella culla cambi posizione.
Ovviamente non tutti i bambini utilizzano il ciuccio come
oggetto consolatorio, c’è anche chi ricorre al dito in bocca, che a differenza
del primo è sempre a disposizione, non cade e non si sporca. Il dito in bocca
però può avere più facilmente effetti negativi sul palato, proprio perché la
forma del dito non è anatomica, come può essere invece quella del ciuccio.
Inoltre, secondo la pediatra Jennifer Shu, quando il bimbo sarà pronto ad
abbandonare il ciuccio, sarà sicuramente più semplice e facile distaccarsi da
questo che non dal proprio dito.
Se decidete utilizzare il ciuccio, accertatevi che
l’allattamento al seno si sia ben instaurato, occorrono di solito 15
giorni, altrimenti il bimbo
potrebbe confondere il capezzolo con il ciuccio. Se invece il piccolo è
allattato con il biberon, può usare il ciuccio come sostegno emotivo sin da
subito, perché la tettarella di quest’ultimo è molto simile a quella del
biberon.
Assicuratevi sempre di comprare un ciuccio che corrisponda
all’età del vostro bimbo e che non contenga “bisfenolo”, sostanza tossica.
Un errore che a volte si commette per prolungare il
rilassamento del neonato è quello di intingere il ciuccio nello zucchero o nel
miele: sostanze troppo dolci potrebbero nell’arco di breve tempo causare delle
carie anche ai dentini da latte.
Se l’utilizzo di questo “amico” può avere effetti benefici
su un bimbo molto piccolo, dopo i 2 anni di vita è bene ridurne drasticamente
l’utilizzo, per evitare conseguenze negative per il cavo orale, con possibili
malocclusioni e problemi all’arcata dentaria.
Quali strategie usare per dire “addio” al ciuccio, senza
causare sofferenza eccessiva nel bimbo?
La cosa importante da fare è preparare innanzitutto il
bimbo a quello che si vuol fare. Parlando con lui potete dire che i bambini,
quando diventano grandi non hanno più bisogno del ciuccio. L’abbandono del
ciuccio può essere dunque un bell’input verso il cammino dell’autonomia. Potete
aiutarvi leggendo dei libri che trattano questo argomento, ad es. “ Il ciuccio
di Nina”, edito da Il Castoro, costa circa 10 euro. E’ un testo molto carino
che piacerà sicuramente anche al vostro bambino!
Riducete il tempo di utilizzo del ciuccio, prima di
toglierlo completamente. A volte sono sufficienti anche pochi minuti per
tranquillizzare il bebè.
Potete
mostrare al bimbo il ciuccio rotto o tagliato. Il ciuccio rotto non può
essere utilizzato, perché è pericoloso e deve essere gettato via. Non date mai
un ciuccio rotto al vostro bimbo, neanche per gioco, perché potrebbe rischiare
il soffocamento.
Secondo la pediatra J. Shu in sostituzione del ciuccio il bimbo può
trovare un oggetto, che sia un pupazzo o un libro, etc, capace di continuare a
svolgere la sua stessa funzione consolatoria. L’oggetto scelto diventa “oggetto
transizionale”, chiamato così da Winnicott, noto pediatra e psicanalista,
poiché si carica di valore emotivo, di bisogni e desideri. Aiuta il piccolo a
sopportare il distacco dalla figura materna e contribuisce alla maturazione
della propria identità.
Un grande abbraccio
Angela
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